La recente Expofranquicia 2019, tenutasi a Madrid dal 4 al 6 Aprile ed in occasione della quale si è riunito nella capitale iberica il World Franchise Council, offrono l’occasione per alcune considerazioni, sempre nell’ottica di dare consigli a chi si avvicinasse al franchising.
E il tema che vorrei toccare è proprio quello di un brand che da una nazione si sviluppa in altre. Non sempre il successo in un paese è garanzia di successo anche in altri. E quindi, come già suggerito in precedenza, nel prepararsi per diventare franchisee è bene avere cura di condurre uno studio attento della storia del brand che si pensa di scegliere.
La Spagna è un “laboratorio” molto interessante per la ristorazione: infatti, pur avendo soltanto tre quarti degli abitanti dell’Italia, vanta un giro d’affari superiore a quello del nostro Paese: dopo Regno Unito e Francia è infatti il terzo stato d’Europa nella classifica per spesa totale per il mangiare fuori casa. Interessante sapere che in Spagna ben il 55,4% del totale di quanto speso dalle famiglie per il cibo è dedicato alla ristorazione; per fare un paragone, in Italia questa percentuale (che è in constante crescita negli ultimi anni), ammonta al 36,7% (Fonte: FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi – report “Ristorazione, Rapporto Annuale 2018").
Non è quindi una coincidenza se la Spagna è il primo mercato su cui spesso si affacciano multinazionali USA per tastare il terreno in vista dell’eventuale sviluppo in Europa. E’ per esempio il caso di Burger King, che ha scelto Madrid per entrare in Europa nel 1975. A proposito di Burger King, curiosamente, in questi giorni scocca il ventesimo anniversario dell’arrivo in Italia di questa catena, giunta nel frattempo a 200 ristoranti, arrivo avvenuto nel maggio 1999 a Milano, in Piazza del Duomo, con Autogrill come franchisee. Sempre a Madrid ha aperto i battenti il primo locale europeo di Tim Hortons, catena di caffetterie american style, alla fine del 2017: come BK, fa parte di Restaurant Brands International, e quindi segue la strada precedentemente percorsa dal brand “cugino”.
Brand italiani a Madrid non ce ne sono in verità moltissimi; a proposito di pizza ricordiamo Alice Pizza, catena che il mese scorso è passata di mano ed è ora sotto il controllo del Fondo Taste of Italy. A proposito di caffè citiamo Illy e Caffè Vergnano. Tra i brand “Italian sounding”, ma che italiani non sono, citiamo “La Tagliatella”, con oltre 200 locali. Perché noi italiani non siamo capaci di fare sull’estero ciò che altri imprenditori non italiani realizzano?... Ne parleremo.
Molto spesso i grandi brand che hanno successo all’estero replicano i buoni risultati anche qui da noi. Basti citare i “colossi” come McDonald’s e Burger King. Ma non è sempre così. Sbarro, fondata da emigranti campani negli States ed oggi presente in 28 Paesi con oltre 600 locali, ha testato il mercato italiano con un punto vendita e non è andata oltre. Persino Wendy’s, presente in 6.500 location in 29 paesi, in Italia non ha avuto il successo sperato, ed ha ceduto i suoi locali a Burghy, a sua volta successivamente acquistata da McDonald’s.
In conclusione, quale, dunque, il consiglio che rivolgiamo agli aspiranti franchisee? Non ci stancheremo mai di ripeterlo: quello di - prima di decidere - studiare, prepararsi, parlare con i franchisee, documentarsi in profondità e di chiedere molte informazioni al franchisor con cui si sta dialogando e non dare per scontato che i successi ottenuti all’estero siano automaticamente forieri di analoghi successi in Italia.
E se la ristorazione è quello che state cercando per mettervi in franchising alcuni dei brand citati e altri come La Caveja e Burger Wave saranno presenti a Roma il 5 giugno per la tappa dell'Assofranchising Tour, che permetterà di conoscere approfonditamente i brand e scoprire gli ultimi dati del settore. Un'ottima occasione per esplorare al meglio il mondo del franchising.
Massimo Barbieri - Founder SOFI – Sviluppo ed Organizzazione Franchising Internazionali