L'affiliazione commerciale (o franchising) è una formula di collaborazione tra due entità giuridiche indipendenti con alcune caratteristiche peculiari. Spesso purtroppo il significato di quel che vuol dire aprire in franchising è completamente distorto.
Sgombriamo subito il campo da qualsiasi dubbio. Aprire in franchising non vuol dire iniziare un'attività lavorativa subordinata ma affrontare il rischio d'impresa, mitigato, più o meno a seconda dei casi, dall'esperienza e dal supporto che il franchisor o affiliante mette a disposizione dei franchisee o affiliati.
Aprire in franchising: i vantaggi più noti
Alcuni vantaggi per chi vuole aprire in franchising sono noti, risaputi e confermati dalle evidenze e dai numeri in crescita. Con il franchising si ha la possibilità di aprire un'attività all'interno di un sistema più o meno affermato, con tutta la formazione e l'assistenza di un'azienda che ha sperimentato adeguatamente la formula ed il format commerciale, sfruttando la notorietà di marca ed il know-how che sarà trasmesso dal franchisor.
I processi messi in atto dal franchisor permetteranno al franchisee di gestire meglio il proprio punto vendita o centro servizi. I franchisor più grandi e affermati hanno la possibilità di abbattere costi di materie prime e prodotti grazie ad economie di scala e accordi quadro messi a disposzione del network. La rete stessa degli affiliati è una leva di marketing e punto di forza per il franchising, perchè permette di avere sul territorio una presenza capillare ed una visibilità immediata con imprenditori che conoscono la realtà in cui operano meglio del franchisor stesso.
Aprire in franchising: fare attenzione e valutare gli svantaggi
Lo svantaggio più grande è insito nella forza di un sistema rigido. Scegliendo un franchisor e la sua strategia di business lo si segue nel bene e nel male. Una decisione sbagliata a monte si ripercuote sull'intera filiera. Per questo i franchisor migliori sono sensibili agli stimoli ed ai segnali che derivano dal network. Ed è per lo stesso motivo che non si deve valutare solo l'azienda ma anche il mercato e le sue prospettive di business.
E poi bisogna fare attenzione. Attenzione a non scivolare su aziende che dichiarano di fare franchising ma che non lo sono! Purtroppo sono tante e spesso sfruttano la parola franchising per attrarre le persone, squalificando invece un sistema che è valido e che forma veri e propri imprenditori.
Assofranchising, da sempre, rileva i dati delle insegne in franchising Italia ed il numero di falsi sedicenti franchisor è molto alto. Così come è alto il numero di aziende che, dopo pochi mesi, propongono l'affiliazione commerciale, senza quindi la necessaria sperimentazione e nessun sostegno, struttura e sostanza reali.
Fare attenzione è un obbligo innanzitutto verso se stessi. Per farlo Assofranchising mette a disposizione diversi validi strumenti ed è aperta ad ogni richiesta. Tutti i Soci Assofranchising hanno un contratto in linea con la legge 129/2004 che al momento dell'adesione è passato al vaglio dei migliori studi legali specializzati d'Italia. Ovviamente l'Associazione non entra nel merito delle dinamiche e dei dettagli commerciali del contratto.
Il contratto: nè bene nè male ma da valutare
La casa madre franchisor impone delle regole spesso ferree all'interno del contratto. Regole che devono essere osservate e che non è detto che siano completamente condivisibili.
Cosa significa ? Significa che il rapporto contrattuale di franchising che lega i due soggetti giuridici prevede alcuni obblighi da entrambe le parti che non potranno mai andare oltre i limiti di legge (non solo della legge sul franchising 129/2004) ma che vincola alla puntuale esecuzione dei suddetti obblighi in quanto liberamente sottoscritti e assunti. Facciamo un esempio: il contratto di franchising che ha scadenza dopo 4 anni dalla sottoscrizione e che può liberamente non essere più rinnovato da una delle due parti con invio di una raccomandata A/R o PEC di disdetta cesserà la sua validità con gli effetti che nello stesso contratto di affiliazione sono previsti (compreso, ad esempio, l’eventuale vincolo a non poter svolgere un’attività analoga per un anno).
Altro esempio. In uno degli allegati al contratto di franchising sono specificate le caratteristiche e le condizioni di esclusività territoriale riservate al franchisee per tutta la durata contrattuale. Le condizioni sono applicabili unicamente per il marchio in franchising al quale si aderisce. Lo stesso imprenditore franchisor (stessa ragione sociale) ha un ulteriore brand che sviluppa in franchising e che apre nello stesso territorio. Il franchisee non ha diritto di rivalsa non essendoci in alcun modo stata una violazione degli accordi (e neppure è immaginabile che il medesimo imprenditore strutturi due reti in franchising in concorrenza tra loro).
Questo per dire che i contratti di franchising (ma in generale tutti i contratti) possono sicuramente avere delle lacune e dei passaggi poco chiari o essere molto invasivi nelle pretese, ma se ciò avviene nel rispetto delle norme di legge non si può a posteriori lamentare condotte scorrette, sia lato franchisee sia lato franchisor. Ovviamente se la condotta scorretta c'è stata è bene farsi subito assistere se lo si ritiene opportuno nei modi e nella misura desiderate.
Già dai due esempi sopra citati ma che in realtà possono essere molti di più, si capisce che non è alla leggera che si deve firmare un contratto. E questo vale per chi vuole aprire in franchising un'attività da 50.000 euro, 100.000 euro o da 1 milione di euro.
Il potenziale affiliato non solo deve capire che il rapporto di franchising è spesso rigido e disciplinato, ma anche che tale rigidità è la base di un sistema vincente per l'intera rete di affiliati.