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Food franchising dall'Italia a Parigi: i brand di successo

Scrivo questo pezzo di ritorno da una trasferta di 5 giorni a Parigi per condividere “a caldo” alcune novità e considerazioni recentissime. Il Salone del Franchising di Parigi che si è tenuto dal 17 al 20 Marzo offre una buona occasione per alcune considerazioni sullo sviluppo dei Franchisor italiani di ristorazione e su come questi si stanno muovendo all’estero.

Ricordiamo che Franchise Expo Paris, organizzata dalla FFF – French Franchise Federation - è la principale manifestazione a livello europeo e dopo la Fiera di San Paolo (Brasile) è considerata la seconda Fiera sul Franchising più importante al mondo.

Ricavando i dati dal dettagliatissimo (480 pagine) catalogo ufficiale annotiamo che la squadra italiana era presente con un totale di 43 soggetti; se togliamo dal calcolo le associazioni ed i rappresentanti di Istituzioni (ICE) e dei media, i Franchisor veri e propri erano 31. Di questi – ecco una prima considerazione importante – molto più della metà, ben 18 brand di ristorazione. Ancora una volta, quindi, il Paese Italia si propone, e viene apprezzato all’estero, per uno dei suoi asset principali: il buon cibo. All’interno di questi 18, le categorie più rappresentate sono il caffè, che fa la parte del leone, e la pasta.

Il Salone di Parigi è interessante non solo per avere uno spaccato della attività dei Franchisor italiani, ma anche per osservare il mercato francese, e più in generale quello europeo. I brand Francesi, giocando in casa, costituiscono la presenza più evidente, con stand imponenti e brand ormai “storici” come per esempio Brioche Dorée, che fa parte del colosso Groupe Le Duff, oppure Hippopotamus.

Interessante, sia con i brand italiani sia con quelli stranieri, osservare il “walzer delle presenze”, tracciare,  cioè, chi è presente da anni (solitamente questo è un segno di determinazione e solidità), gli esordienti, o tracciare chi non è più presente dopo esserlo stato. Il che non è necessariamente segno negativo: è possibile che una volta raggiunti gli obiettivi di sviluppo desiderati la presenza al Salone venga considerata non più necessaria.

Alcuni esempi, tra i tanti. Ribadiscono la loro presenza Illy, Lavazza, 101Caffè, la Bottega del Cafè (che proprio qui a Parigi, nota di colore, lo scorso anno ha firmato il primo contratto di Franchising per la Francia che ha poi portato all’apertura, pochi mesi dopo, del primo locale di Cannes). A proposito di caffè, l’anno scorso c’era Ottolina Cafè, non più presente nel 2019 perché ha raggiunto l’obiettivo di trovare il Master Franchisee per la Francia. Un po’ come era successo, meno recentemente, a ci gusta! che qui a Parigi ha messo a segno il colpo strategico di trovare il Master per la Georgia, la catena di librerie Biblus, che fa parte del prestigioso Palitra Group, oggi la più grande Multimedia Holding della Georgia. Tra gli esordienti Mama Burger e Savini Tartufi. Tra chi in passato ha esposto ed ora non lo fa più, guardando a Brand non italiani, non è più presente Burger King, cresciuto dai 40 ristoranti di fine 2015 agli oltre 300 di fine 2018, così come KFC, che nello stesso periodo è cresciuto da 180 a 235 punti vendita.

Intanto, per chiudere con una nota positiva, registriamo nel mese di Marzo l’apertura di un nuovo punto La Piadineria in Francia: il primo una con un nuovo importante Franchisee di sviluppo, Frenchfood Capital, che nel Team vanta la presenza di Denis Hennequin, già a capo di McDonald’s Europe e poi CEO di Accor. Complimenti al Team del La Piadineria per la scelta del prestigioso partner, importante fattore di successo! 

Rimane una punta di amarezza (nonostante la notizia di cui sopra) nel constatare la presenza ed il solido sviluppo di tanti brand “italian sounding” (uno per tutti: Del Arte, 200 pizzerie in Francia) che italiani in realtà non sono. Perché accade questo? E’ un tema affascinante, ne riparleremo, perché qualcosa, per fortuna, si sta muovendo…

Massimo Barbieri - Founder SOFI – Sviluppo ed Organizzazione Franchising Internazionali

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