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finanza agevolata e sostenibilità

Internazionalizzazione, sostenibilità e finanza: tra mito e realtà

Articolo del Dottor Andrea Maria Meschia, Amministratore Delegato 3IO Srl e Cofounder di Affilya

In questo momento di crisi, si parla sempre di più di alcuni argomenti, che ormai sono diventati “hot topics” nella comunicazione e nelle discussioni social: internazionalizzazione come chiave di rilancio delle imprese, finanza agevolata a supporto delle imprese e sostenibilità ambientale.

Di fronte a questi argomenti, il franchisor si pone però spesso delle domande molto concrete:

  • Ho già il mio bel daffare a gestire la mia rete nazionale con le risorse attuali, come posso pensare di affrontare il mercato estero?
  • La finanza agevolata è sempre molto complicata: a chi mi rivolgo per districarmi nella giungla dei finanziamenti?
  • Perché devo investire in sostenibilità ambientale? Le marginalità con cui devo competere sono già troppo basse e non lasciano spazio per ulteriori costi.

Accanto a queste domande ci sono poi alcune convinzioni errate ma fortemente radicate tra gli imprenditori:

  • Finanza agevolata: una cosa per i soliti noti e raccomandati. Si parla tanto di finanza agevolata, ma tutte le volte che mi sono informato mi sono ritrovato di fronte a mille difficoltà, a bandi che non rispondevano alle mie esigenze, a richieste di informazioni impossibili da produrre nei tempi voluti
  • Internazionalizzazione: non ha senso investirci o programmare; ho già investito nel mio mercato a creare un format unico ed irripetibile; devo solo trovare qualcuno e pagargli una commissione perché mi porti franchisee dall’estero. Non voglio adattare il mio format e adeguare il mio package: Saranno loro ad investire nel mio format
  • Sostenibilità: si tratta di un puro costo che non porta valore.

Infine, ci sono alcuni atteggiamenti con cui ci scontriamo nei confronti di questi argomenti:

  • Internazionalizzazione come fonte di finanziamento o scorciatoia per finanziare la crescita e strutturazione interna di una rete ancora piccola nel mercato nazionale, senza l’acquisizione delle necessarie competenze e senza la volontà di mettere in ordine i format franchising per aderire agli standard internazionali, ma usando stratagemmi validi sul mercato nazionale
  • Sviluppo di progetti ad hoc che hanno unico scopo: sfruttare i bandi di finanza agevolata, senza alcun legame con la realtà o la strategia aziendale
  • Sostenibilità come puro strumento di marketing per arricchire di contenuti la propria offerta di prodotti servizi (greenwashing).

L’unione di questi elementi determina la situazione italiana attuale:

1. Con poche eccezioni, pochissime reti che hanno avviato processi di internazionalizzazione stabili e duraturi

2. Assenza - sempre con singolarissime eccezioni – praticamente totale di campioni italiani globali in campo internazionale, anche nelle tre F che ci contraddistinguono (Food, Furniture and Fashion)

3. Ritardo endemico delle aziende italiane nel campo della sostenibilità ambientale.

Mettiamo un po’ di ordine in tutto questo con alcuni fatti (il nostro motto è: i fatti prima delle opinioni)

  • La crisi colpirà molto duro, e parecchie aziende (sta già succedendo) non riusciranno a sopravvivere: abbiamo di fronte un paio d’anni di recessione dura ed il mondo uscirà profondamente cambiato negli equilibri (non si ritornerà più alle situazioni pre-Covid). Si tratta dello scenario cui stiamo andando incontro e che pone il rilancio economico globale nei quadranti più pessimistici (B2-B3-A1-B4): fonte Mckinsey

Knock on effects 3io

  • Anche se verranno messe in piedi politiche efficaci, l’impatto degli squilibri ambientali sarà fortissimo su tutti i settori di base nei prossimi 10-20 anni e - a catena - si ripercuoterà su tutte le filiere

 

Impact socioeconomic systems 3io

Impact on probability of default 3io

In questo scenario i temi di internazionalizzazione e sostenibilità saranno dei driver importanti per la ripresa:

  • Sulla sostenibilità ambientale pioveranno tanti soldi (il 37% dei 750 miliardi di euro del nuovo bilancio comunitario, next generation EU, sarà dedicato a quello) e questo cambierà la fisionomia di intere filiere: automotive, energia, logistica, movimento delle persone, digitalizzazione, stili di vita….
  • Il mondo sta diventando sempre più “caldo, piatto ed affollato” (per citare un libro molto interessante di T.L. Friedman): la “torta” del mercato diventerà più piccola (in termini di volumi e di consumi), ma con fette più grandi (in termini di concentrazione di competitor); le tecnologie saranno sempre più sofisticate e costose ma permetteranno a chi le domina di controllare in modo sempre più capillare i mercati, andando a prendere nicchie sempre più piccole. In questo scenario solo aziende con dimensione sufficiente e visione globale potranno sopravvivere

Per competere nei prossimi anni 30 ci vorranno dimensioni, tecnologie e competenze:

  • Impensabile affrontare i mercati internazionali senza un'adeguata dimensione nazionale
  • Impossibile competere senza introdurre sostanziali innovazioni
  • Impossibile acquisire le necessarie competenze e tecnologie senza avere la struttura finanziaria ed economica adeguata.

In questo scenario l’approccio a compartimenti stagni dei temi di finanza agevolata, internazionalizzazione e sostenibilità non potrà permettere ai franchisor italiani di fare il salto di qualità. Ma con un approccio sistematico, olistico, interdisciplinare e coordinato, questi temi potrebbero davvero diventare un’opportunità: noi abbiamo le idee chiare su come gestire questi temi in modo ben strutturato e dare soluzioni concrete agli imprenditori.

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